Per l’auto elettrica a nozze colosso Usa e la Smre di Perugia
La leader delle rinnovabili SolarEdge rileva il 51% del “gioiellino” umbro
Investimento da 77 milioni di euro per la metà in contanti e sul restante 49% sarà lanciata un’Opa
MILANO Non l’hanno certo comprata per la produzione di macchine industriali per il taglio o per la saldatura. Se il gruppo americano SolarEdge, leader nel settore delle tecnologie per le rinnovabili specializzata in inverter che migliorano l’efficienza dei pannelli solari ha deciso di investire 77 milioni di euro in Smre, Pmi italiana di Umbertide (provincia di Perugia), l’ha fatto per un terzo ramo d’azienda: la produzione di componenti per veicoli elettrici.
Per quanto di dimensioni finanziarie contenute, l’operazione ha un suo grande valore simbolico: spiega come meglio non potrebbe la transizione energetica in corso, declinata nel mondo dei trasporti.
Fondata nel 1999, dopo aver prodotti per anni macchinari industriali, Smre ha iniziato a scommettere da una decina d’anni anche nelle “soluzioni per l’elettromobilità”: motociclette, veicoli commerciali e camion. Con soluzioni di vario tipo: dai gruppi propulsori alle unità di comando del motore, dalla scatola del cambio alle batteria, a unità di controllo del veicolo e software dedicati.
E lo ha fatto con buoni risultati, se sono arrivati dall’America per rilevare il 51% delle azioni Smre in mano ai fondatori: la metà dei 77 milioni verrà versata in contanti e l’altra metà in azioni della stessa SolarEdge. Per il restante 49 %, la società Usa – seguita nell’operazione dallo studio legale Nctm lancerà un’Opa, visto che Smre è quotata all’Aim, il listino di Piazza Affari dedicato alle Pmi. SolarEdge, per quanto è stato possibile ricostruire, intende in questo modo sbarcare nel mercato (non solo europeo) dell’auto elettrica, confermando una strategia iniziata con la recente acquisizione di una società coreana del settore dell’e-mobility.
La notizia dell’investimento in Italia non dovrebbe sorprendere più di tanto.
E, sicuramente, non sorprende gli addetti ai lavori. Perché nonostante l’Italia sia ancora in coda alle classifiche europee per numero di veicoli elettrici in circolazione, è cresciuta negli anni una filiera legata alla nuova mobilità. Secondo i dati di un recente studio redatto dalla società The European House Ambrosetti per conto di Enel X (la divisione dell’ex monopolista nata proprio per sviluppare le nuove soluzioni tecnologiche in campo elettrico), l’indotto potenziale della filiera legata alla cosiddetta “emobility” nel nostro paese potrebbe riguardare 160mila imprese e 820mila occupati. Stiamo ovviamente parlando di un indotto molto “allargato”: si va dalla produzioni di veicoli di tutti i tipi (anche a due ruote) alle infrastrutture di ricarica, dalle batterie all’Ict. Complessivamente – sempre secondo lo studio che prende in considerazione lo sviluppo da qui al 2030 – il giro d’affari copre fino a 420 miliardi di euro, con un tasso di crescita che nell’ultimo anno ha raggiunto il 9,9 % rispetto al 2017, contro il più 2 per cento dell’intero comparto manifatturiero. L’unica nota, per così dire, stonata riguarda il fatto che i capitali che hanno scommesso su Smre arrivano dall’estero, dagli Stati Uniti in questo caso. Ma è una considerazione fatta anche troppo volte negli ultimi anni. Foto: Quotata al Nasdaq SolarEdge produce inverter e altre componenti per impianti fotovoltaici, è quotata al Nasdaq.
Tratto da La Repubblica