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    28.01.2020

    Cinque lezioni che impariamo da UniQLegal


    di Nicola di Molfetta

     

    UniCredit diventa anche uno studio legale. O meglio, investe in un progetto professionale dedicato alla gestione del contenzioso bancario e, in prospettiva, alla consulenza. La notizia, che ha scosso dalle fondamenta il mercato dei servizi legali, viene approfondita in questo numero di MAG grazie all'intervista che la nostra Ilaria Iaquinta ha realizzato con i protagonisti, vale a dire il general counsel di UniCredit, Gianpaolo Alessandro, l'avvocata Shannon Lazzarini, capo del litigation del colosso bancario di piazza Gae Aulenti e vice general counsel che sarà anche presiedente della neonata Sta (società tra avvocati per azioni), oltre agli avvocati Alberto Toffoletto e Marco Pesenti, rispettivamente soci fondatori degli studi Nctm e La Scala, nonché consiglieri delegati della nuova consegna.

     

    L'apertura alla forma societaria per gli studi legali era destinata a tradursi nella nascita di imprese legali partecipate da big spender del settore. Lo abbiamo detto più volte dopo l'approvazione della legge 124 del 2017. E ora, la "profezia" sembra essersi avverata.

    Ma al di là dello straniamento che il fatto suscita in chi, probabilmente a ragione, ha incassato l'annuncio del 15 gennaio scorso come un diretto di Mike Tyson in pieno volto, il dato che da oggi sul mercato dei servizi legali ci sia un soggetto partecipato (con una quota del 9%) da una delle più grandi banche del Paese, dovrebbe indurre ad alcune riflessioni su cosa significhi questo sviluppo per gli operatori “tradizionali” del settore.

     

    L’operazione UniQLegal conferma alcuni dei concetti che già l’avvio del progetto La Scala Cerved aveva reso evidenti a chiunque fosse interessato a comprendere davvero quali fossero le dinamiche in atto nella gestione di una certa tipologia di servizi legali (la lettura del capitolo del libro Lex Machine, intitolato “Debutto in Società” potrebbe essere molto utile in proposito). Ma ne introduce anche di nuovi, sconvolgendo letteralmente alcuni assunti considerati intoccabili dalla maggior parte degli avvocati italiani: come quello che fare sistema tra avvocati e operatori del diritto, in generale, sia praticamente una mission impossible.

    Ecco allora quelle che, secondo noi, sono le cinque lezioni che ci portiamo a casa all’alba di questa nuova iniziativa imprenditorial-legale.

     

    Prima lezione: non è vero che l’attività di uno studio legale non sia attrattiva per un partner/investitore. Può esserlo eccome. Soprattutto se lo studio legale, organizzato in forma di impresa, si occupa di un settore in cui l’investitore è presente.

     

    Seconda lezione: il business deve essere scalabile e l’attività legale deve essere organizzata in processi. La competenza dei professionisti che animano un progetto professionale capace di attirare l’interesse di un partner industriale o finanziario deve accompagnarsi a un’organizzazione che renda la nuova realtà legale un player capace di stare sul mercato a prescindere delle individualità ma in virtù della capacità di gestire una determinata tipologia di pratiche in maniera efficace ed efficiente.

     

    Terza lezione: l’impresa legale, almeno a questo stadio, è caratterizzata da una focalizzazione ben definita su una specifica area di mercato. Lo studio legale classico, inteso come struttura multidisciplinare e attiva in diverse aree del diritto con team diversificati non solo sul piano tecnico ma anche su quello della redditività, sembra meno adatto a essere strutturato per svolgere una produzione “industriale”.

     

    Quarta lezione: lo studio impresa non sostituisce lo studio tradizionale ma si propone come alternativa per una gestione più efficiente di determinate attività. Le diverse componenti del mercato dei servizi legali sembrano destinate a spostarsi verso forme studio più adatte e più efficaci rispetto alle diverse esigenze e disponibilità di spesa. Uno stesso studio legale, in quest’ottica, può diventare il promotore di diversi progetti, distribuendo energie e risorse, differenziando così il rischio d’impresa in una logica di ottimizzazione.

     

    Quinta lezione: fare sistema tra operatori del settore può rivelarsi strategico. Questo, forse, è l’aspetto più sorprendente del caso UniQLegal. Vedere due studi legali che decidono di unire le forze per sviluppare in sinergia un progetto assieme a un partner terzo su una specifica area di business è un fatto inedito all’interno di un mercato da sempre caratterizzato da una concorrenza esasperata tra organizzazioni professionali. E se dire che segna l’inizio di una nuova era per il settore può sembrare esagerato, di sicuro consente di affermare che l’innovazione di modello, nella professione forense, ha come unico limite la capacità di visione dei professionisti.

     

     

     

    Tratto da MAG by Legalcommunity.it

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