A poco più di un anno dall'entrata in vigore provvisoria del Ceta, l'accordo di libero scambio tra il Canada e l'Unione europea, il bilancio commerciale appare per tutti positivo. Soltanto nei primi sette mesi del 2018 le esportazioni europee verso il Canada sono aumentate del 12,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. E quelle italiane sono cresciuto del 10,4 per cento. I prodotti made in Italy più richiesti? I macchinari, i vini e l'automotive, che insieme coprono più del 40% delle merci che esportiamo nel Paese. Nel 2017 l'Italia è stata l'ottavo fornitore globale del Canada e il terzo fornitore europeo, con un aumento dell'8% rispetto all'anno precedente.
A ricordare i dati sono stati gli avvocati e gli esperti intervenuti mercoledì scorso a Roma al convegno "Canada-Ue, una business partnership in evoluzione", organizzato dallo studio legale Nctm, da Confindustria, Icc e Centro Studi Canada Italia. Ma non tutte le associazioni sono d'accordo con questi dati: secondo la Coldiretti, per esempio, nel primo semestre del 2017 - cioè prima dell'entrata in vigore del Ceta, in attività provvisoria dal 21 settembre 2017 - l'export italiano di Parmigiano e di Grana Padano in Canada era cresciuto del 28,7%, mentre nel primo semestre del 2018 - cioè a Ceta ormai in vigore - le vendite risultavano cresciute solo del 2,3%.
Per gli esperti convenuti a Roma la settimana scorsa, invece, pur non figurando tra le prime dieci voci dei settori più esportati in Canada, le esportazioni agroalimentari italiane sono aumentate di oltre l'80% tra il 2009 e il 2017. Nel 2018, inoltre, l'Italia si è confermata il primo fornitore agroalimentare europeo del Canada, davanti alla Francia e al Regno Unito. «Più informazione avrebbe potuto aiutare gli imprenditori italiani a trarre maggiori vantaggi dal Ceta - sostiene Paolo Quattrocchi, partner di Nctm Studio Legale e direttore del Centro Studi Italia-Canada -. Non che l'accordo non presenti delle criticità, che peraltro possono essere risolte in sede di applicazione, ma i risultati riscontrati nel primo anno di esecuzione provvisoria sono senz'altro incoraggianti".
Tratto da il Sole 24 Ore