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    06.02.2020

    Parlano i <i>general counsel</i>, ecco cosa chiediamo alle <i>law firm</i>


    di Michele Damiani

     

    La giustizia predittiva permetterà di ridurre il numero di contenziosi e di cause. Questo agendo sia a monte che a valle: a monte evitando che i casi inutili o poco importanti finiscano a giudizio; a valle andando a smaltire il magazzino dei procedimenti già attivati. E questo potrà valere per i tribunali ma anche per le imprese. Parola di Claudio Rorato, responsabile scientifico osservatorio professionisti e innovazione digitale del politecnico di Milano, intervenuto ieri al convegno sul futuro della professione legale nella tavola «Digitale legale. Vantaggi e rischi: big data, giustizia predittiva, privacy e intercettazioni». «La giustizia predittiva permette di ridurre il lavoro umano meno utile», afferma Rorato, «andando a scremare quei procedimenti che non necessitano di un intervento umano perché semplici o ripetitivi. Una volta superato questo step, il procedimento acquisisce quindi una valenza tale da aver bisogno del fattore umano».

     

    Questo concetto può essere esteso anche alle imprese, almeno secondo l'opinione dei general counsel intervenuti nel panel «le nuove esigenze del cliente» (da Alitalia a Generali, passando per UniCredit, Telecom Italia ed Eni): l'elevato numero di contenziosi che queste aziende ricevono non permette un'analisi empirica di livello, o almeno la sua realizzazione implicherebbe un massivo impegno di tempo. Grazie alle nuove tecnologie, l'analisi empirica sarà molto più veloce e, quindi, sarà possibile per le aziende classificare le istanze dei clienti delusi, catalogarle e avere una visione di insieme che impatti anche sulle strategie aziendali. La logica è: se subisco moltissimi contenziosi su un singolo argomento, è probabile che su quel tema io abbia un problema e, quindi, imposto la mia strategia aziendale per risolverlo. Grazie alle nuove tecnologie, la classificazione sarà immediata e l'azienda potrà avere dei vantaggi dall'analisi dei procedimenti avviati contro di lei. Secondo i relatori, la tecnologia e la sua implementazione negli studi e negli uffici legali delle imprese porteranno a un nuovo rapporto con la clientela: in sostanza, le innovazioni tecnologiche in ambito forense sono per lo più indirizzate a svolgere lavori standard, ripetitivi, molto lunghi e con scarso valore aggiunto (come, ad esempio, la due diligence). L'eliminazione, o la riduzione, di queste attività permetterà agli avvocati di utilizzare il tempo risparmiato per migliorare il rapporto con l'utenza, in particolare aumentando la conoscenza della stessa presso lo studio: i clienti di oggi, infatti, hanno bisogno ancor più di prima di essere rassicurati e il vantaggio competitivo dei legali sarà sempre più legato alla fidelizzazione della clientela. Un processo, questo, spinto dalla rivoluzione tecnologica.

     

    I cambiamenti, quindi, riguarderanno sia l'implementazione di queste tecnologie sia un cambio di mentalità negli studi e negli uffici legali delle aziende. Questi ultimi, in particolare, dovranno confrontarsi con una nuova evoluzione della loro attività, che sarà legata a stretto filo con il business aziendale: «Dobbiamo riuscire sempre di più a dare un supporto alle attività di business», il commento di Stefano Speroni, general counsel di Eni. «Dobbiamo spiegare ai nostri stakeholder, interni ed esterni, perchè vengono messe in atto alcune misure, quali siano le differenze da una giurisdizione a un'altra. Il tutto per aumentare la trasparenza e migliorare le performance aziendali». «Secondo un sondaggio fatto su più di mille avvocati americani interni alle aziende», spiega Paolo Quiani di Alitalia, «l'80% di essi ha dichiarato di riportare le proprie posizioni direttamente al ceo e di essere responsabili anche della compliance aziendale. Aumentano i settori di nostro interesse e in un'ottica sempre più vicina ai vertici aziendali».

     

     

     

    Tratto da MF