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    18.03.2021

    PNRR e fondi per il rinnovo della nostra flotta traghetti: perchè l'aiuto è possibile


    Nel mese di gennaio, il Consiglio dei Ministri ha approvato l’ultima bozza del “Piano nazionale di ripresa e resilienza” (“PNRR”). Trattasi di una bozza che, soprattutto alla luce delle ultime novità sul fronte politico, potrà essere oggetto di ampie modifiche (si parla persino di totale riscrittura), ma che ci consente in ogni caso di svolgere una riflessione.

    Come noto, il PNRR rappresenta il documento nel quale il Governo italiano ha raccolto/dovrà raccogliere i progetti che intenderebbe finanziare con le risorse assegnate al nostro Paese nell’ambito del c.d. Recovery fund.

    Non intendiamo qui entrare nel merito della bozza di PNRR né tantomeno esprimere un giudizio sui progetti che vi sono contenuti, salvo notare la mancanza - nell’ambito dei fondi destinati alla transizione energetica - di un supporto al rinnovo della nostra flotta di traghetti (rinnovo cui si era in precedenza ipotizzato di dedicare significative risorse).

    Ci è parso di intendere che l’azzeramento di tali risorse sarebbe avvenuto anche in conseguenza del timore della “politica” che eventuali finanziamenti diretti al rinnovo della predetta flotta avrebbero potuto essere censurati a livello unionale per un asserito contrasto con la normativa vigente in materia di aiuti di stato.

    Al riguardo, tuttavia, ci sia consentito osservare come il tema degli aiuti per il rinnovo delle flotte fosse già stato affrontato a livello unionale nell’ormai lontano 2004. Ci riferiamo, in particolare, alla Comunicazione C(2004) 43 della Commissione europea - “Orientamenti comunitari in materia di aiuti di Stato ai trasporti marittimi” - e segnatamente all’art. 5 di tale comunicazione.

    Detto articolo prevede, in sostanza, quanto segue:

     

    • gli aiuti per il rinnovo della flotta non sono comuni in altri modi di trasporto (ad esempio, il trasporto su strada, aereo) poiché tendono a provocare distorsioni della concorrenza. La Commissione europea ha dunque concesso tali regimi soltanto nei casi in cui quest’ultimi fossero rientrati in una riforma strutturale capace di ridurre la capacità globale. In ogni caso, gli investimenti in nuove navi devono rispettare il Regolamento (CE) n. 1540/98 o qualsiasi altra disposizione comunitaria che lo sostituisca;
    • possono comunque considerarsi ammissibili gli aiuti di Stato che, per ragioni ambientali e di sicurezza, forniscono incentivi finalizzati a conformare le navi immatricolate nell’Unione a standard più rigorosi delle norme vincolanti in materia di sicurezza e di ambiente, stabilite nelle convenzioni internazionali;
    • possono essere altresì consentiti gli aiuti previsti per le società di navigazione attive nelle regioni svantaggiate soltanto quando è evidente che i vantaggi - procurati da tali regimi di aiuto - andranno a beneficio delle suddette regioni entro un certo periodo di tempo.

    La Commissione europea è poi di recente tornata sul tema con la Comunicazione C (2020) 789 al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni (“Strategia per una mobilità sostenibile e intelligente: mettere i trasporti europei sulla buona strada per il futuro”) (nel prosieguo “Comunicazione C (2020) 789”) del 9 dicembre 2020, prevedendo un piano per consentire all’Unione Europea di diventare un’economia a impatto climatico zero entro il 2050. Per realizzare questo cambiamento sistemico, la Commissione europea considera necessario: a) rendere più sostenibili tutti i modi di trasporto; b) rendere le alternative sostenibili ampiamente disponibili in un sistema di trasporto multimodale; c) porre in essere i giusti incentivi per guidare la transizione.

    Nell’ambito delle misure per una connettività inclusiva previste dal punto 74 e seguenti della Comunicazione C (2020) 789, la Commissione europea ha ritenuto che la normativa in materia di aiuti di Stato debba tener conto dell’importanza della transizione del settore dei trasporti verso la sostenibilità ambientale.

    Per quanto concerne la nostra Industry, la Commissione europea ha espressamente previsto quanto segue al punto 81 della Comunicazione C (2020) 789:

     

    • gli investimenti devono finanziare la modernizzazione delle flotte in tutti i modi di trasporto, al fine di garantire una più rapida diffusione delle opzioni tecnologiche a basse e a zero emissioni, nonché la salvaguardia della leadership tecnologia della base produttiva dell’UE (anche, appunto, attraverso idonei regimi di rinnovo);
    • la necessità di ricorrere maggiormente agli appalti pubblici (congiunti e transfrontalieri) all’interno dell’Unione Europea, al fine di consentire la realizzazione dei progetti in conformità con il principio dell’offerta economicamente più vantaggiosa e quindi, contribuire a far raggiungere gli obiettivi dichiarati dalla Commissione europea in modo più efficace sotto il profilo dei costi;
    • l’importanza di fornire il sostegno al rinnovo delle flotte, sebbene prestato in linea con gli obblighi internazionali dell’Unione Europea in materia di sovvenzioni e con le norme in materia di aiuti di Stato, al fine di preservare un prospero ecosistema produttivo in settori in cui l’Europa detiene un vantaggio tecnologico strategico (come, ad esempio, proprio nella industria navale).

    Alla luce di tutto quanto precede, parrebbe ragionevole affermare - a nostro avviso - che gli eventuali finanziamenti destinati al rinnovo della flotta traghetti italiana non possano essere aprioristicamente ritenuti in contrasto con la normativa vigente in materia di aiuti di Stato.

    Tanto è vero che, al punto 78 della summenzionata Comunicazione, la Commissione europea ha anche evidenziato l’importanza di rendere maggiormente accessibili i finanziamenti alle PMI intenzionate ad investire sull’ammodernamento della flotta e sull’implementazione di ulteriori soluzioni innovative ed ecologiche a beneficio della sostenibilità ambientale. In detto contesto, tale obiettivo potrà essere raggiunto, tra le varie ipotesi, tramite un sostegno specifico e regimi semplificati di sostegno finanziario.

    Data l’occasione - forse irripetibile - offerta dal Recovery Plan, auspichiamo dunque che il nostro Governo sappia porre in essere le scelte migliori rispetto ai progetti meritevoli di essere finanziati per un effettivo rilancio del Paese ed in questo senso preveda anche (naturalmente nel rispetto della normativa e delle procedure vigenti in materia di aiuti di Stato) la messa a disposizione di adeguati fondi dedicati al rinnovo della nostra flotta traghetti in una prospettiva di sviluppo anche in termini di maggiore attenzione all’ambiente, come richiesto dalla stessa Unione Europea.

     

     

    Il contenuto di questo elaborato ha valore meramente informativo e non costituisce, né può essere interpretato, quale parere professionale sugli argomenti in oggetto. Per ulteriori informazioni si prega di contattare Alberto Torrazza e Emanuele Rinaldi.