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    18.02.2020

    The Recorder Player from Sheikh Jarrah<br>Yael Bartana in conversazione con Chiara Dall’Olio e Gabi Scardi


    26 febbraio, h 18.30

     

    Il programma di nctm e l’arte prosegue con l’incontro con Yael Bartana.

     

    Nazionalismo, guerra, spinte identitarie, ma anche la capacità di dissentire e la discrepanza tra un immaginario artificialmente costruito e una realtà distopica, sono i temi centrali dell’artista israeliana Yael Bartana; che da sempre con il proprio lavoro evidenzia la tendenza dell’essere umano a mettere in campo ritualità complesse.

    Molte delle sue opere fanno riferimento alla realtà del suo paese. E’ da qui che Bartana trae metafore capaci di contribuire alla comprensione delle dinamiche ideologiche e politiche sottese a ogni comportamento individuale e collettivo. In queste opere l’artista esplora diverse situazioni e caratteristiche della società israeliana attuale, facendo emergere il vissuto, il sentire, il carico di memoria e le complesse modalità intervenute nella costruzione dell’identità nazionale.

    Utilizzando video, fotografie e installazioni, Bartana invita a una riflessione sulle contraddizioni profonde di una realtà non facile da mettere in discussione in quanto condizionata dalle tensioni sempre presenti.

     

    Durante l’evento nello Studio sarà possibile vedere, oltre alle opere della collezione nctm e l’arte, un nucleo di opere di Bartana.

     

    Il ciclo di incontri di nctm e l’arte nel biennio in corso è dedicato a come lo sguardo degli artisti possa fornire chiavi di lettura rispetto all’ampio tema della giustizia, che si tratti di una prospettiva globale o di una migliore comprensione di situazioni specifiche.

     

    nctm e l’arte è un progetto indipendente di supporto all’arte del presente, attivato da Nctm Studio Legale nel 2011, a cura di Gabi Scardi.

    L’opera di Bartana

    A partire dai primi video, come Profile, 2000, Trembling time, 2001, Wild Seeds, 2005, fino alla monumentale trilogia And Europe Will Be Stunned del 2007–2011 con cui l’artista ha rappresentato la Polonia alla 54’ Biennale d’Arte di Venezia, e alle opere successive come True Finn, 2014, Bartana si interessa alle cerimonie e ai rituali sociali, reinterpretandoli per evidenziarne il ruolo nella definizione di una comunità.

     

    In molti casi le opere stesse risultano essere modellate sull’estetica del rito. And Europe Will Be Stunned ne è un esempio: l’opera riguarda il “Jewish Renaissance Movement in Poland (JRMiP)”, un movimento politico utopico idealmente volto dall’artista a riportare in Polonia gli oltre tre milioni di ebrei originari del paese.

     

    Pur adottando strumenti linguistici diversi, l’artista tende in genere a partire da modalità vicine alla documentazione diretta. È il caso di The Recorder Player from Sheikh Jarrah, 2010. Il video è ambientato in un’area di Gerusalemme a prevalente popolazione palestinese, in procinto di essere evacuata. La giovane protagonista, che sembra partecipare a una manifestazione di protesta, suona un flauto dolce davanti a uno schieramento di agenti della polizia israeliana, finché non riesce a infrangere il muro di sbarramento. L’opera sottende l’idea che l’arte possa contribuire alla lotta per un mondo più giusto, riuscendo a fare breccia laddove altri sistemi hanno fallito.

     

    Diversa un’opera come Tashlikh / Cast off, 2017, in cui, sulla scorta di un’antica tradizione ebraica, Bartana mette in scena la straniante discesa verso il basso di oggetti appartenuti a individui sopravvissuti alla violenza collettiva di alcuni dei momenti che hanno segnato il Novecento.

     

    In Pardes, 2014, l’artista mette in scena un percorso di ricerca nella natura, attuato da individui desiderosi di raggiungere una comprensione della realtà profonda e omnicomprensiva.

     

    In altre opere l’artista abbandona video e fotografia a favore di strumenti espressivi diversi. Per esempio in Trembling Times, 2017, già titolo di un video in cui documentava il minuto di silenzio osservato in Israele in occasione del Giorno della Memoria, Bartana adotta il neon per realizzare un’installazione di grandi dimensioni e di forte impatto.

     

    Si ringrazia la Galleria Raffaella Cortese.

     

     

     

    Bio

    Yael Bartana (Kfar Yehezkel, Israele, 1970) vive e lavora fra Berlino, Tel Aviv e Amsterdam.

    Ha studiato all’Academy of Arts and Design di Gerusalemme (1992-1996), alla School of Visual Arts di New York (1999) e alla Rijksakademie di Amsterdam (2000-2001).

    Ha ottenuto un riconoscimento a livello internazionale grazie alla partecipazione a numerose manifestazioni fra cui Manifesta 4 (2002), la 9° Biennale di Istanbul (2005), la Biennale di San Paolo in Brasile (2006, 2010, 2015), Documenta 12 a Kassel (2007) la 54°Biennale di Venezia (2011) dove ha rappresentato la Polonia e la 7° Biennale di Berlino (2012).

    Fra le sue principali mostre personali quelle al Musée Cantonal des Beaux-Arts di Losanna (2017), al Banff Center di Alberta e al Philadelphia Museum of Art (2016), allo Stedelijk Museum di Amsterdam (2014), al Secession di Vienna (2012), al Moderna Museet di Malmö (2010), al MoMA PS1 di New York (2008), e al Kunstverein di Hamburg (2006).

    Attualmente in corso la mostra YAEL BARTANA. CAST OFF, FMAV Galleria Civica

    Palazzo Santa Margherita, Modena.

    Ha partecipato inoltre a numerose mostre collettive, tra cui The Body Extended Sculpture and Prosthetic, Henry Moore Institute, Leeds (2016), Vision of Place: Complex Geographies in Contemporary Israeli Art, Towson University, Maryland e Rutgers University, New Jersey (2015-2016), La Disparition des lucioles, Collection Lambert, Avignone (2014), Recent Video from Israel, Tate Modern, Londra (2010), Acting Out: Social Experiments in Video, ICA, Boston (2009) e The Anxious: Five Artists Under the Pressure of War, Centre Pompidou, Parigi (2008).