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    19.03.2020

    A rischio la revisione dei bilanci


    Le quotate devono pubblicare i documenti entro il 30 aprile

     

    Il vero problema riguarda valutazione e approvazione degli schemi contabili. L'ipotesi estrema della «no opinion»

    di Andrea Montanari

     

    Il decreto Cura Italia ha accolto in larga parte le indicazioni elaborate dal pool di professionisti milanesi composto dai notai Carlo Marchetti, Filippo Zabban dello studio Zabban, Notari Rampolla&Associati, dagli avvocati Gianfranco Veneziano, Gianpiero Succi e Federico Vezzani dello studio BonelliErede, la Spafid (con Maurizio Ondei) e Computershare, per quel che attiene la rappresentanza in assemblea e il voto in forma elettronica, oltre che alla dilatazione (180 giorni) per la convocazione delle adunanze dei soci. Per l'avvocato Lukas Plattner, partner dello studio Nctm, «si tratta di un brillante provvedimento che risolve una problematica di non poco conto legata alla stagione assembleare alle porte e che speriamo possa anche trovare un'applicazione al di fuori del quadro emergenziale quanto alla estensione della disciplina del rappresentante congiunto agli emittenti quotati su Aim».

     

    Ma problematiche ne restano. E non di poco conto. Come sottolinea lo stesso notaio Zabban. «La gran parte delle aziende quotate non credo che terrà molto in considerazione l'opzione dei 180 giorni. Semmai assisteremo a uno spostamento dei 10-15 giorni per la convocazione delle assemblee che ora possono essere svolte anche con pochi soggetti coinvolti: presidente, segretario e rappresentante delegato». Perché ci sono due tematiche da non sottovalutare: «La necessità di non andare a sovrapporre i dati di fine anno con quelli relativo al primo trimestre 2020 e la tempistica di distribuzione del dividendo ai soci», aggiunge Zabban. Argomento complesso soprattutto per le banche e per le aziende di Stato: Enel, Eni, Leonardo e Poste».

     

    Il vero problema che sta emergendo proprio in queste settimane è un altro. E non è stato oggetto di decreto, perché se vi sono società virtuose che hanno già predisposto i bilanci 2019 a febbraio, permettendo poi a collegio sindacale e revisore dei conti di valutarli in vista dell'approvazione (indicazione cda e data assemblea), vi sono tante altre aziende (il problema riguarda soprattutto le quotate) che lo stanno facendo in queste settimane, in cui lavorare è diventato sempre più complesso per lo scoppio del coronavirus. L'impossibilità di spostamenti, sia da parte dei manager aziendali preposti (cfo, responsabile legale e societari) sia da parte dei revisori contabili rende difficile se non impossibile valutare attentamente e puntualmente i documenti. Con il rischio, quindi, che il collegio sindacale e ancora di più le società di revisione, non riescano a esprimere un giudizio completo e accurato. Arrivando fino al punto di non poter esprimere un giudizio (no opinion) sul documento contabile. Eventualità che avrebbe un impatto notevole in termini di visibilità sul mercato e tra gli investitori per la stessa quotata.

     

    Il rischio c'è perché, comunque, gli emittenti presenti sul listino hanno l'obbligo di approvare il progetto di bilancio entro quattro mesi dalla chiusura dell'esercizio e di pubblicarlo entro il 30 aprile. Una scadenza assai vicina.

     

     

     

    Tratto da MF

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