Fine del primo semestre dell’anno, tempo di bilanci per l’m&a. Per il momento il 2022 sembra reggere il confronto seppur con un leggero calo fisiologico dovuto alle incertezze legate alla guerra in Ucraina e alle pressioni sui prezzi. E conferma l’attivismo di una serie di advisor che più di altri di distinguono nelle piccole e grandi partite.
Come è andato il semestre
Nei primi sei mesi del 2022, sono state concluse, secondo Kpmg, 537 operazioni ﴾‐13% rispetto alle 616 operazioni dello stesso periodo del 2021﴿ e annunciate, stando ai dati Mergermarket, 551 deal. Il totale, al netto delle operazioni il cui valore non è stato comunicato, dovrebbe essere circa 30 miliardi di euro ﴾rispetto ai 52 miliardi del primo semestre 2021﴿. Se consideriamo però tutte le operazioni annunciate a questa cifra andrebbero aggiunti 12,7 miliardi dell’opa su Atlantia che partirà da parte della famiglia Benetton, proprietaria dell’azienda, assieme a Blackstone. Il che ci porterebbe più vicino ai valori dello stesso periodo del 2021.
Dal punto di vista geografico, le operazioni annunciate domestiche, stando sempre a Mergermarket, sono 185 per circa 10 miliardi, con i private equity che restano fra gli attori principali. Le operazioni cross border sono invece 274.
Alcuni deal
Fra i deal chiusi nelle ultime settimane ci sono state ad aesempio le cessioni di Doc Generici a Tpg, la vendita di Facile.it a Silverlake per 1,1 miliardi, quella di Delta Tre alla cordata Bain‐Nextalia per 700 milioni ma ance il passaggio di Falck Renewables a JP Morgan, attraverso la nuova società Green Bidco, per 2,9 miliardi. Sul mid cap, da segnalare l’attivismo di 21 Invest che direttamente o tramite controllate ha chiuso una serie di operazioni tra le quali l’acquisto di Energreen e Laserjet o la cessione di Carton Pack.
Altri deal? Quello su Landi Renzo ﴾di Giovanni Tamburi﴿, su Inwit, o quelli di Quadrivio.
Gli advisor finanziari
Lato advisor, poche cose cambiano rispetto ai primi sei mesi del 2021. Partiamo da quelli finanziari. Per numero di operazioni restano saldamente in cima ai ranking di Mergermarket ﴾calcolati al giorno 30 giugno, ma i dati possono cambiare ed essere aggiornati﴿ le Big Four ﴾Deloitte, Kpmg, PwC e Ey﴿ che si avvicendano sul podio mentre scende Mediobanca che l’anno scorso era terza e quest’anno è quinta per numero di operazioni seguite. Troviamo poi Bnp Paribas, una new entry nel ranking dei primi dieci.
Se la guardiamo dal punto di vista di valore delle operazioni la classifica, come di consueto, cambia e in cima torna Goldman Sachs, la banca d’affari per antonomasia. Seguono Morgan Stanley e Bank of America. Da citare l’ingresso di Barclays
Gli advisor legali
Quanto agli advisor legali, dal punto di vista del volume dei deal, Gianni & Origoni mantiene il primato del ranking seguito da Gatti Pavesi Bianchi Ludovici, lo studio che è cresciuto di più in questo semestre, e Pedersoli, tutti con un numero di operazioni seguite superiore a quello dello stesso periodo del 2021. Da notare poi l’ingresso nel ranking di Ey, lo studio guidato da Stefania Radoccia.
Guardandola dai valori, la classifica cambia e al primo posto troviamo Legance ﴾in foto il fondatore Filippo Troisi﴿ seguito da Gatti Pavesi Bianchi Ludovici e Chiomenti. Se togliamo gli studi statunitensi nelle posizioni centrali, in quando alcuni di loro coinvolti in una o due grandi operazioni, restano nomi noti del settore tra cui Latham & Watkins, Freshfields e BonelliErede.
Tratto da dealflower.it