I paradossi delle nuove regole del Ddl Capitali: da un peso troppo forte delle minoranze, anche in termini di posti in consiglio, alla difficoltà di formare elenchi di candidati tanto lunghi. Con il rischio che presidente e ad vengano di fatto determinati dagli schieramenti avversi, con il voto nome per nome
Milano – Quale sarà l’impatto sul sistema finanziario delle nuove norme del Ddl Capitali in approvazione in Parlamento? La domanda riguarda soprattutto la partita sul controllo di Mediobanca e Generali, visto che le discontinuità più evidenti sono state introdotte sotto l’influenza dei partecipanti a tali partite. E toccano il meccanismo della lista del cda uscente per il rinnovo dei vertici e la possibilità di introdurre un voto maggiorato fino a 10 volte.
«Risulterà difficile comporre liste superiori a un terzo dei candidati, molti non si vorranno esporre non sapendo se verranno eletti - osserva Lukas Plattner, partner di Advant Nctm - Inoltre se i consiglieri di minoranza superano un terzo del cda si rischia che una minoranza di blocco provochi uno stallo rispetto alla presentazione della lista da parte del consiglio uscente. Infine, se la lista del cda non ottiene la maggioranza assoluta dei voti potrebbero verificarsi casi paradossali in cui i consiglieri tratti dalla lista consiliare rappresentano la minoranza, con effetti dirompenti sulla governante».