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    25.07.2024

    Consulenza finanziaria e finfluencer, parola all'avvocato


    L'intervista di Bluerating al nostro Luca Zitiello sull'importante tema della regolamentazione normativa nel mondo dei finfluencer

    Il tema sicuramente più delicato relativo al mondo dei finfluencer è quello della regolamentazione normativa. A tal proposito BLUERATING ha deciso di interpellare uno dei maggiori esperti italiani in materia di diritto applicato ai servizi d’investimento, l’avvocato Luca Zitiello di Advant Nctm.

    Quando i consigli finanziari di un influencer a suo giudizio possono rientrare nell’esercizio non autorizzato dell’attività di consulenza finanziaria e quali invece sono i confini “leciti” dell’educazione finanziaria sui social?
    Per rispondere correttamente a questa domanda bisogna rifarsi alla definizione di consulenza in materia finanziaria contenuta nella Mifid, che, non dimentichiamolo, ha avuto il grande merito di riconoscerne la fondamentale rilevanza come elemento condizionante le scelte degli investitori, riportando il servizio di consulenza tra quelli sottoposti ad autorizzazione e sottoponendolo a rigorose regole di condotta. La consulenza consiste in una raccomandazione personalizzata avente a oggetto strumenti finanziari. Essa dunque si caratterizza per tre elementi fondamentali: essere una raccomandazione, ossia avere ad oggetto un consiglio di comprare, vendere, tenere, sottoscrivere o rimborsare; essere personalizzata, ossia rivolta a un singolo investitore e presentata come per lui adeguata secondo un modello one to one e non one to all; avere a oggetto strumenti finanziari, ossia titoli e non valute o commodities. Al fine di capire quale sia l’ambito di attività consentito e quali invece le condotte che rappresentano esercizio abusivo del servizio di consulenza l’Esma ha emesso lo scorso 11 luglio 2023 un documento molto importante denominato Supervisory briefing on understanding the definition of advice under Mifid 2 in cui si ripercorrono i requisiti essenziali e si forniscono esempi concreti, unitamente a un questionario, al fine di specificare i limiti delle attività e indagare le aree grigie e di confine. Si noti come alcune esemplificazioni riguardino proprio gli influencer che operano attraverso i social media, come per esempio Facebook o Instagram. Con riferimento a questi soggetti va considerato che essi operano principalmente usando il web e che di per sé l’impiego di internet sembrerebbe a prima vista garantire l’assenza del secondo requisito, ossia quello della personalizzazione, in quanto la tecnica stessa implica il rivolgere un messaggio al pubblico, ossia a una serie indifferenziata di persone. Infatti non compie abusivismo chi pubblica le proprie idee d’investimento o la propria opinione sull’andamento di uno strumento finanziario. Al contrario, viola le regole chi rivolge una raccomandazione a un singolo investitore presentando la stessa come per lui adeguata. Il documento Esma al riguardo chiarisce che una raccomandazione diffusa attraverso canali distributivi, come internet, di per sé non esclude l’elemento della personalizzazione. Va verificata infatti l’intera condotta e quindi può rappresentare consulenza finanziaria quell’attività a cui alla raccomandazione espressa su Instagram, ossia al pubblico, seguano poi delle mail o dei messaggi personalizzati nei quali la stessa raccomandazione venga proposta come adeguata a singoli risparmiatori concretizzandosi in tali casi il reato di abusivismo finanziario.

    Come potrebbe a suo avviso intervenire il legislatore per limitare eventuali attività di phishing da parte di chi si autoproclama esperto di investimenti?
    A questa domanda sta cercando di dare una risposta una recente proposta di regolamentazione, la Retail Investment Strategy (Ris), proveniente dalla Commissione europea e ora all’attenzione del Consiglio europeo e del Parlamento e volta a modificare la Mifid e la Idd. In una proposta di emendamento della relatrice Yon-Courtin si prende atto che le nuove generazioni sono le più vulnerabili alle pratiche di mis-selling e che lo sviluppo dei cosiddetti finfluencer, che pur può promuovere la crescita dell’educazione finanziaria, ha bisogno di regole per salvaguardare la fiducia degli investitori. In particolare si prevede che gli intermediari abilitati che scelgano di usare finfluencer per la promozione dei propri prodotti debbano redigere un contratto scritto in cui sia chiarito lo scopo e la natura dell’attività posta in essere dal finfluencer, sia previsto l’obbligo di fornire alle autorità competenti la sua identità e i suoi riferimenti e, soprattutto, si prevede l’obbligo di vigilanza in capo agli intermediari abilitati per il rispetto delle regole di condotta. Sta di fatto però che al momento l’attività di ricerca e analisi finanziaria, differentemente dalla consulenza finanziaria, è libera e non ha barriere all’ingresso. Quand’anche  l’attività dell’influencer non scada nell’abusivismo, c’è comunque bisogno di una regolamentazione più stringente e di chiare sanzioni per chi non sia trasparente, non rispetti la disciplina sul conflitto di interessi, non rilevi le sue fonti, non faccia disclosure su ogni forma di incentivo ricevuto e la sua effettiva quantificazione, al fine di contrastare in modo efficiente il rischio che, soprattutto i giovani, cadano preda del primo pifferaio magico che si improvvisa esperto di mercati finanziari. Ciò non toglie che si debba incidere sull’educazione finanziaria e sulla consapevolezza: quello che (apparentemente) non costa non vale e non si possono affidare le proprie scelte d’investimento a soggetti che non sono abilitati e che non offrano sufficienti garanzie di poterne rispondere.

     

    Tratto da Bluerating