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    07.05.2025

    Normativa ESG: l’Europa alla ricerca di un equilibrio (difficile) tra competitività e trasparenza


    La normativa europea sulla sostenibilità si trova a un punto di svolta con la necessità di rispondere a due tendenze, solo a un primo sguardo antitetiche: privilegiare la sostenibilità o la competitività? Alla base del quesito le profonde evoluzioni che si sono succedute negli ultimi mesi, e le decisioni che si prenderanno nel corso dell’anno determineranno il corso della finanza sostenibile (europea) che verrà.

    A fronte di un corpus normativo “consistente”, si è scelto di individuare due “blocchi” centrali per i player finanziari, di cui si individueranno gli impatti reciproci e le potenziali marce indietro su elementi che si consideravano acquisiti, in primis la disponibilità dei dati, perché, come è bene ricordare: la normativa sulla sostenibilità nasce anche (e soprattutto) come contrasto al greenwashing.

    Un cambio di prospettiva è arrivato il 26 febbraio 2025 con la pubblicazione della bozza del primo Pacchetto Omnibus il cui obiettivo primario è la “semplificazione” normativa in tema di sostenibilità. Nelle mire di Bruxelles, tale semplificazione è ancillare a una maggiore competitività del blocco UE nel panorama mondiale. Omnibus coinvolge nello specifico le due normative indirizzate alle imprese in merito alla rendicontazione di sostenibilità (CSRD) e alla due diligence (CSDDD) e tra gli altri interventi inserisce “una bozza di atto delegato che modifica Taxonomy Disclosures e Taxonomy Climate and Environmental Delegate Act, sottoposti a consultazione pubblica”, spiega Lorenzo Macchia. In particolare, afferma, CSRD punta a rendere la rendicontazione di sostenibilità “più proporzionata e meno gravosa”. L’esperto specifica come “il nuovo ambito di applicazione, che si canalizza verso le aziende di grandi dimensioni con maggiori probabilità di avere un impatto sull’ambiente, proteggerà le PMI dalle eccessive richieste di informazioni sulla sostenibilità e rafforzerà la competitività riducendo gli oneri amministrativi”. Un punto di vista che, come ricorda Macchia, aderisce ai suggerimenti proposti dal Rapporto Draghi. E non solo.

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