La Suprema Corte (Cass. 19 ottobre 2017, n. 24682) distingue i rispettivi ambiti di applicazione dei criteri per la liquidazione dei compensi in mancanza di espressa pattuizione tra le parti
Il caso
Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha rigettato un ricorso per opposizione allo stato passivo avverso l’esclusione del credito richiesto a titolo di compenso per l'attività prestata in favore della società, poi fallita, ai fini della presentazione di una domanda di ammissione al concordato preventivo.
Il Tribunale ha escluso l'applicabilità della tariffa stragiudiziale, rilevando che si trattava di attività tipicamente giudiziali e in parte, ancorché stragiudiziali, comunque connesse e complementari alla redazione della domanda di ammissione al concordato preventivo. Tali attività erano giudicate quindi riconducibili alla tariffa giudiziale.
La questione
L’assistenza legale al cliente ai fini dell’accesso ed allo svolgimento della procedura di concordato preventivo comporta normalmente lo svolgimento da parte dell’avvocato di attività di carattere sia giudiziale che stragiudiziale.
Nei casi in cui il mandato professionale non sia stato formalizzato, non comprenda la determinazione del compenso o non sia ritenuto opponibile al fallimento, trovano applicazione i parametri di legge per la liquidazione dei compensi, che non prevedono però i criteri applicabili all’attività svolta nell’ambito del concordato preventivo.
La decisione della Suprema Corte
La Suprema Corte ha deciso la controversia enunciando i seguenti principi:
Commento
La pronuncia (benché resa alla luce nella normativa applicabile ratione temporis, il D.M. 140/2012 oggi sostituito dal D.M. 55/2014) è di sicuro rilievo, in quanto conferma l’orientamento interpretativo già espresso in relazione alla precedente disciplina del compenso tabellare degli avvocati (cfr. per analoghe fattispecie Cass. n. 13770/2007 e n. 14443/2008) ed enuncia principi che si ritiene siano applicabili anche in relazione ai vigenti parametri forensi.
Nella giurisprudenza di merito – per lo più inedita, trattandosi di pronunce rese nelle fasi sommarie di verifica dei crediti – si è spesso posto il dubbio in merito al criterio da utilizzare per la determinazione dei compensi delle attività di consulenza e assistenza legale per la presentazione di un concordato preventivo, anche in relazione ai contrastanti orientamenti di giurisprudenzae dottrina sulla qualificazione del concordato preventivo come procedimento di volontaria giurisdizione a prevalente natura contrattuale oppure come vero e proprio procedimento giudiziale.
La decisione della Cassazione quindi ha il pregio di chiarire che la procedura concordataria va considerata, ai fini della determinazione degli onorari professionali, di natura giudiziale (anche per le prestazioni strettamente connesse), mentre la tariffa stragiudiziale va applicata solo ad attività dotate di una propria autonomia.
Il contenuto di questo articolo ha valore solo informativo e non costituisce un parere professionale.
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