L’Italia si trova oggi ad affrontare una duplice sfida sul fronte della rete elettrica nazionale: la saturazione non solo in immissione, ma anche in prelievo. Se da anni si discute della difficoltà di connettere nuovi impianti di produzione – in particolare da fonti rinnovabili – per limiti di capacità di rete e congestioni infrastrutturali, ora si affaccia con forza un problema speculare ma altrettanto critico: la crescente domanda di energia elettrica in prelievo, trainata da nuovi e potenti poli di consumo.
Tra questi, i data center rappresentano il fulcro della nuova pressione sulla rete. Secondo stime di settore, entro il 2030 la sola Lombardia – e in particolare l’area metropolitana di Milano – potrebbe assorbire diversi gigawatt di potenza aggiuntiva per alimentare strutture di cloud computing, intelligenza artificiale e servizi digitali avanzati. Aumenti di domanda tanto concentrati sul territorio rischiano di superare la capacità di prelievo disponibile nelle cabine primarie e nelle dorsali di alta tensione.
I data center, infrastrutture centrali per cloud computing, intelligenza artificiale, servizi finanziari e telecomunicazioni, stanno moltiplicando la loro presenza nell’area metropolitana di Milano, attratti dalla qualità delle infrastrutture, dalla connettività e dalla prossimità ai grandi operatori ICT. Ma questo sviluppo ha un costo energetico significativo.
Il fenomeno sta già emergendo nelle valutazioni di Terna e delle società di distribuzione locale, che rilevano colli di bottiglia e richieste di connessione che superano la capacità tecnica installata. A differenza delle centrali tradizionali o degli impianti industriali del passato, i data center richiedono alimentazione costante, stabile e ad alta intensità, spesso con richieste nell’ordine delle centinaia di megawatt per singolo sito.
In parallelo, il fabbisogno di elettricità sarà amplificato dalla decarbonizzazione dei consumi, con l’elettrificazione di settori come i trasporti, il riscaldamento e i processi industriali. Ne emerge un quadro in cui la rete dovrà non solo accogliere sempre più fonti rinnovabili distribuite, ma anche distribuire energia in modo capillare e affidabile ai nuovi poli di domanda, spesso localizzati in zone già dense di carichi.
Questo scenario rende urgenti investimenti infrastrutturali, il potenziamento delle reti di trasmissione e distribuzione, l’adozione di soluzioni digitali per la gestione intelligente dei flussi energetici e una pianificazione coerente con i piani di sviluppo urbano e industriale. L’equilibrio tra domanda e offerta elettrica non è più solo una questione di produzione, ma sempre più di capacità di assorbimento e resilienza della rete.
Secondo quanto attualmente emerso, in questo contesto, Terna avrebbe pensato ad un meccanismo simile a quello dell’“Open Season”, previsto per le domande in immissione, anche per le domande in prelievo derivante da nuovi Data Center. In particolare, i potenziali utenti in prelievo, durante il periodo di Open Season, dovranno manifestare il loro interesse e impegno per l’utilizzo della capacità futura. Non si tratterebbe, dunque, di una vera e propria asta, ma sarà data precedenza ai soggetti che per primi otterranno l’autorizzazione.
* Questo articolo è il secondo di una serie di articoli pubblicati sulla saturazione virtuale della rete. Il primo è raggiungibile a questo indirizzo
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