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    17.05.2021

    Mercato Nft. Le piattaforme regolano gli scambi


    I valori della Art Nft non hanno ancora parametri di valutazione.

     

    Il mercato in asta tiene botta: arte digitale, Nft e criptovalute sembrano annunciare la tempesta perfetta. Il nuovo test con valutazioni milionarie a New York da Christie's per Larva Labs e da Sotheby's con criptovaluta per la tela di Banksy, spinge il nuovo gioco dell'arte. Ma questa creatività digitale ancora giovane, avrà bisogno di anni forse e certificatori come musei e curatori, per consolidare una sua estetica e un suo valore epocale. Sembra affascinare i collezionisti costretti ancora oggi a vivere lontani dalla fisicità dell'opera e chi, supernerd è a suo agio tra i bit.

     

    L'amplificazione mediatica sugli Nft e la digital art spinge i prezzi, di cui nessuno a oggi probabilmente è in grado di valutarne la verosimiglianza. La quotazione del token B20, dov'è frazionata la proprietà di oltre 20 opere di Beeple della collezione del fondo Metapurse, dopo l'impennata a 25,4 dollari del 10 marzo scorso ha subito una drastica caduta su CoinMarketCap agli attuali 2 $. Insomma il fenomeno della crypto art è troppo fresco per avere proiezioni e stime credibili.

     

    «Gli Art Nft presentano al mercato un'offerta praticamente illimitata, difficile da seguire. Se la bolla continuerà nei prossimi mesi potrebbe esplodere» spiega Olivier Berger, co-founder di Wondeur. «Chi compra alimenta i prezzi di vendita a breve, spesso sono celebrità come Elon Musk (che ha sospeso gli acquisti in bitcoin finché non diventerà verde, ndr) o piccole comunità con elevato patrimonio come CryptoPunks». Ad esempio il CryptoPunks 7804, uno dei 9 punk alieni più ricercato sulle piattaforme, è stato acquistato l'ii marzo per 7,57 milioni di $, altri hanno creato la loro ricchezza comprando Ethereum quando il prezzo in dollari era basso. «Osserviamo il fenomeno da otto mesi e sospettiamo vi possa essere una manipolazione dei prezzi prosegue Berger - , l'anonimato dei portafogli può spingere individui o gruppi a scambi per creare artificialmente la domanda e fissare valori a breve». Per non parlare dei rischi di riciclaggio, che i marketplace vietano (ma con quali mezzi?). «Fino a quando gallerie e musei influenti non inizieranno a mostrare e collezionare questi artisti, l'ancoraggio del valore sarà inesistente per la maggior parte degli Art Nft ». Lati positivi? «Nuove generazioni di artisti, esplosione di creatività e royalty assicurate» conclude Berger.

     

    In questo mare magnum di pixel come ci si orienta? Nei principali mercati di Art Nft - Nifty Gateway, SuperRare, Foundation, MakersPlace, KnownOrigin e Async Art e eBay-, meno del 10% degli artisti Nft ha una stabilità di valori. A queste piazze di scambio virtuali, cui si è aggiunta l'app Fair Warning di Loic Gouzer durante la pandemia, farà da contraltare a fine mese LiveArtmarket, filiazione di LiveArt. Sull'app, da scaricare su apple o android, si potrà vendere e comprare opere, soprattutto fisiche immaginiamo, con la stessa facilità delle piattaforme Nft, costi bassi rispetto alle aste, analisi di mercato e valutazioni in tempo reale, grazie all'intelligenza artificiale, e transizione sicure su blockchain. Il nuovo marketplace peer-to-peer riservato ideato dagli advisor Adam Chinn e Boris Pevzner (laurea al Mit e Collectrium alle sue spalle) - e che ora ha sedotto anche Amy Cappellazzo che lascerà a luglio Sotheby's - , punta alla circolazione di collezioni private stimate per 1,75 trilioni di dollari, ferme nelle case e nei magazzini, di chi non ama i riflettori delle aste.

     

     

     

    Piattaforme digitali

     

    Gli artisti Nft italiani hanno una forte rappresentanza negli scambi, la maggior parte proviene dal mondo dei grafici / art director; artiste e minoranze sono meno presenti. È proprio un'artista, Nancy Baker Cahill, a sfidare nell'opera «Contract Killers» la qualità effimera degli smart contract alla base degli scambi di arte digitale tra proprietari e creatori di Nft. Tutto caduco?

     

    «L'utilizzo della tecnologia degli Nft è un sistema volto a conferire unicità, esclusività e immodificabilità all'opera caricata, certificandone le informazioni in blockchain» spiega Alessandra Donati, avvocato of Counsel in Nctm e vice presidente del Comitato Scientifico di Aitart. «Il sistema delle opere Nft sta creando le sue regole che non vengono imposte dall'artista al collezionista e al mondo dell'arte, ma dall'intermediario che gestisce la piattaforma». Si modifica il paradigma: per partecipare è necessario accettare questa autodisciplina, che prevede anche la tutela dei diritti degli artisti. «Tutto è ipercontrattualizzato e si basa su autocertificazioni: una minuziosa regolamentazione supporta il funzionamento delle piattaforme, ma con regole non uniformi. Ciascuna ha adottato le sue a seconda del servizio offerto e della sicurezza sul grado di controllo della veridicità dei dati caricati». Insomma la fiducia è tutto!

     

    Ad esempio su SuperRare l'artista può caricare solo lui le opere e garantisce che quelle "coniate" sulla piattaforma contengono solo contenuti artistici originali. «Bisogna distinguere tra l'artista che carica l'opera e il collezionista o proprietario che la vende e che ha i diritti per farlo, cioè la titolarità della proprietà. Non tutte le piattaforme controllano: Nifty per esempio verifica, tokenizedtweets no. Su OpenSea in caso di violazione di diritti di proprietà il bene è rimosso, se la provenienza è illecita l'account dell'artista può essere sospeso. Poiché un'opera digitale dovrebbe persistere nel corso dei secoli, indipendentemente dalla vita del sito Web originale utilizzato per crearla, è importante che i relativi metadati persistano lungo il ciclo di vita dell'identificatore del token. Per questo gli artisti salvano la versione dell'opera in un File System Interplanetario (Ipes), un sistema di archiviazione e condivisione decentralizzato volto a creare Hash per trasferire ai collezionisti l'opera in alta definizione. Basterà a ritrovarla tra 100 anni? O avremo bisogno degli archeologi digitali?

     

     

     

    Tratto da Il Sole 24 Ore

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