In un mondo sempre più connesso, anche le cose si spostano di più e devono farlo meglio, ottimizzando tempi, spese e, ovviamente, in maniera sostenibile. E dunque, è necessario che una certa cura per gli spostamenti entri in gioco anche per gli “oggetti” per eccellenza, le opere d’arte che, da un lato, sono da sempre beni mobili, dall’altro, presentano esigenze molto specifiche. Il termine tecnico è “movimentazione” e dietro questa parola – e questa azione – si celano tantissime sfumature e altrettante competenze in più campi, dalla storiografia alla logistica. A occuparsi di tutti questi aspetti, è una figura sempre più centrale negli ultimi anni, tanto nei musei pubblici che negli attori privati, come gallerie, archivi e studi d’artista: il registrar. Chi è, cosa fa, perché è importante il suo lavoro e varie altre questioni, sono state al centro di un convegno, svolto il 16 novembre nel Foyer dell’ADI design Museum di Milano.
Organizzato dall’Accademia Aldo Galli- IED Network, in collaborazione con l’associazione Registrarte e con il coordinamento di Alessandra Donati, Coordinatrice del Master in Professione Registrar, il convegno ha presentato, attraverso interventi di esperti e operatori del settore, la complessità di questa professione trasversale, inquadrandola anche a livello internazionale. Tra gli intervenuti, James Bradburne, Direttore Generale Pinacoteca di Brera, Rebecca Romere, Presidente di Registrarte – Associazione Italiana Registrar di opere d’arte, Linda Pacifici, Registrar Palazzo Strozzi, Alvise di Canossa, Presidente Arteria, Italo Carli, Head of Art di Generali Italia, Martina De Luca, Responsabile Formazione Fondazione Scuola Patrimonio.
I Musei pubblici e privati, le Fondazioni bancarie o d’arte, le gallerie e le grandi collezioni o gli studi di artisti, le società di trasporto e di logistica, tutti si stanno dotando di questa figura per sovrintendere ai prestiti e agli spostamenti delle loro opere. Eppure, da un’analisi condotta dall’associazione Registrarte, è emerso che questa figura è presente in maniera disomogenea all’interno del territorio italiano, con un 59% di registrar che lavorano al nord, il 34% al centro e soltanto un 3% al sud. Dallo studio si evince anche che l’80% dei registrar lavora nel settore privato e soltanto il 20% in quello pubblico. Insomma, le questioni in campo sono tante.
Ad aprire i lavori è stato Bradburne, intervenendo nel vivo dei temi con una chiara interpretazione di come la figura professionale del registrar nel Museo oggi sia imprescindibile e di come tutte le figure professionali che ruotano attorno alle esposizioni e alle opere d’arte siano correlate a essa. Romere ha quindi spiegato come l’importanza di questa figura risieda nel ruolo di raccordo tra la direzione del museo, i curatori scientifici della collezione o dell’esposizione e la realizzazione pratica della mostra. Uno dei compiti principali del Registrar consiste infatti nel coordinare le informazioni provenienti da curatori, restauratori e dai conservatori delle collezioni, per organizzare e distribuire le diverse attività a molteplici interlocutori (spedizionieri, assicuratori, allestitori) facendo in modo che la complessa macchina del prestito o dell’organizzazione di una mostra, di una biennale, di un festival funzionino senza intoppi.
Per Italo Carli, la figura del registrar è indispensabile per la custodia e la salvaguardia del nostro patrimonio artistico. Per questo motivo, è stato deciso di supportare questa professione con l’erogazione di una borsa di studio per gli studenti che vogliono frequentare il Master di Professione Registrar dell’Accademia Galli. In conclusione, Nicoletta Castellaneta direttrice dell’Accademia Galli – IED Network di Como, ha riportato l’attenzione su come il Master in professione Registrar sia stato pensato per dare trasversalità di competenze a una figura professionale di grande importanza, peraltro già inscritta nella carta nazionale delle professioni museali di ICOM.