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    08.02.2021

    Un Paese bloccato dalla burocrazia


    Gli investitori esteri sono ancora poco entusiasti dall'idea di scommettere sulle infrastrutture italiane a causa della troppa burocrazia. È uno dei dati emersi durante il webinar «Infrastrutture, i vincoli da superare e le nuove opportunità. Giuristi d'impresa e legali a confronto», svoltosi ieri all'interno della «MF Italian Legal Week 2021» organizzata da Class Agorà (Class Editori).

     

    Per quanto l'Italia sia una economia importante ed interessante per investimenti sulle infrastrutture, «il mercato è indietro a causa dell'instabilità politica e regolatoria; l'eccessiva burocratizzazione e, altro elemento rilevante, la qualità dell'iniziativa del partenariato pubblico-privato», ha affermato Daniele Ruggeri, associate partner strategy & transactions, infrastructure team, EY. Eppure, «vi sono due fattori che rendono appetibile il mercato italiano delle infrastrutture: i rendimenti importanti che si vedono in Italia rispetto a paesi europei, ed il gap infrastrutturale nel Paese, che dà possibilità agli attori di investire capitali importanti».

     

    Tuttavia gli investitori internazionali si trovano davanti ad un sistema imprevedibile, che scoraggia l'investimento. «Quello che chiedono gli investitori è di avere un sistema sostanzialmente stabile. L'investimento presuppone una stabilità dell'assetto regolatorio, che noi in Italia non abbiamo», ha rimarcato Maurizio Delfino, partner Delfino e associati Willkie Farr & Gallagher. Oltre al problema burocratico e normativo, l'incertezza politica gioca un ruolo importante negli investimenti per le infrastrutture.

     

    In Italia l'approccio politico di «buttare a mare» tutto quello che è stato progettato e realizzato dalla leadership politica precedente, rende instabile il mercato. E senza stabilità gli investitori esteri scappano», ha lamentato Federico Sutti, Managing Partner, Dentons Italia. «Una possibile soluzione giuridica da poter implementare è quella di mettere dei limiti o eliminare la revoca per pubblico interesse, e di regolarizzare la stabilità delle concessioni» ha continuato. Inoltre, riguardo alle infrastrutture sociali, si presenta anche un problema di «size dell'investimento».

     

    «Le infrastrutture sociali che interessano il territorio, riguardano molto spesso piccole realtà, rendendo le dimensioni dell'investimento poco appetibile», ha affermato Vito Bisceglie, partner Nctm.

     

    Con riferimento alle nuove tecnologie, invece, tra gli investimenti nelle infrastrutture che si stanno realizzando in Italia spicca il 5G. «L'Italia è tra i primi Paesi che sta investendo sulla tecnologia del 5G», ha ricordato Agostino Nuzzolo, general counsel, direttore della funzione Legal & tax di Tim. In particolare, «Telecom oltre ad investire sulle infrastrutture sta puntando sulla combinazione di disponibilità dei servizi ed infrastruttura». Su questa linea, «uno dei progetti su cui si sta lavorando è la realizzazione di un conductor, ossia dei visori ottici con tecnologia 5G per eseguire visite a distanze, con un servizio di self monitoring del paziente».

     

    Proprio, sul campo della telemedicina è previsto un forte investimento sul futuro, con un mix tra la parte fisica e quella digitale del servizio. «La stessa bozza del recovery prevede una triplice convergenza: interventi immobiliari, riorganizzazione territoriale e digitalizzazione della sanità», ha dichiarato Bisceglie. Tuttavia, occorre anche una regolamentazione dell'attività. «Oggi non c'è framework normativo importante sulla telemedicina. Vi sono alcuni interventi normativi regionali per l'erogazioni di servizi di telemedicina», ha continuato Bisceglie.

     

    Infine, sul tema delle stazioni appaltanti, oggi, è stato osservato, si ha una scarsa competenza degli organi preposti per i progetti e per le gare. Mentre prima c'era un organo tecnico competente che aiutava le stazioni preposte durante il percorso, oggi è impossibile che le stazioni appaltanti locali possano maturare le competenze per operazioni così complicate. «Per le concessioni pubbliche servono centri di competenza che aiutino il pubblico», ha concluso Federico Sutti.

     

    Tratto da Milano Finanza

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