Oggi gli operatori del mercato dell'arte italiano si trovano ad operare in un contesto sempre più stretto tra le maglie della frammentata legislazione italiana, europea ed internazionale posta a tutela dei beni culturali, delle opere d'arte e degli oggetti da collezione e di antichità in generale.
Soprattutto nel contesto internazionale ed in ragione del carattere fortemente globalizzato del mercato dell'arte, il mercato italiano è sicuramente uno dei mercati più sconvenienti e meno attrattivi per l'acquisto e la circolazione di opere d'arte.
Se risulta fortemente complesso incidere in chiave di riforma sull'intero impianto legislativo di carattere civilistico, amministrativo e penalistico - peraltro fondamentale per assicurare un modello di circolazione nazionale ed internazionale di opere d'arte che allo stesso tempo garantisca una tutela efficace di tali beni da fenomeni criminosi di dispersione quali il traffico illecito transnazionale - in prospettiva de iure condendo un campo di più immediato e semplice intervento per garantire una maggiore competitività internazionale del mercato italiano può essere sicuramente rappresentato dalla fiscalità per l'arte.
Ed invero, con particolare riferimento all'IVA che grava sulle importazioni di opere d'arte - introdotta dall'art. 39 del D.L. 23 febbraio 1995, n. 41, convertito, con modificazioni, dalla L. 22 marzo 1995, n. 85 - l'aliquota IVA ridotta del 10% applicata dall'Italia risulta più elevata di quella applicata da molti altri Stati europei e tale differenza rappresenta sicuramente uno svantaggio competitivo per il mercato dell'arte italiano. È bene sottolineare che la determinazione del valore dell'aliquota ridotta di tale imposta è stata rimessa dalla Comunità Europea alla libera scelta degli Stati Membri (DIR. 95/5/CE del 14 febbraio 1994 e successivamente DIR. 2006/112/CE), per cui tale valore varia significativamente tra i diversi Paesi europei, con un diretto impatto sulla competitività degli stessi nel mercato internazionale, come chiaramente illustrato dalla tabella che segue:
STATI IVA RIDOTTA SULLE IMPORTAZIONI:
Occorre, pertanto, intervenire per potenziare il mercato italiano, in particolare ripensando l'intero impianto normativo predisposto per l'IVA sulle importazioni in termini di soggetti passivi, determinazione della base imponibile e dell'aliquota, accertamento e riscossione dell'imposta indiretta, mediante azioni quali la riduzione dell'aliquota dell'IVA di importazione sul livello degli standard europei (sempre comunque in misura non inferiore al 5% com'è in Gran Bretagna).
Tale intervento risulta oggi quanto mai urgente proprio in ragione del distanziamento sociale conseguente alla straordinaria situazione di emergenza epidemiologica da COVID-19, che limiterà, ancora per diverso tempo, le relazioni commerciali di persona e spingerà i collezionisti e, in generale, gli acquirenti di opere d'arte a spostarsi sul web e a finalizzare operazioni di compravendita di tali beni online. Ebbene, in un tale contesto, l'attuale valore dell'aliquota IVA all'importazione rappresenta una barriera troppo elevata per tutti coloro che si trovano in Italia e intendono porre in essere operazioni di compravendita online e successiva importazione di opere d'arte in Italia.