Emidio Cacciapuoti commenta su Plus24 l’impatto della nuova misura sui family office e sul private equity.
«Il private equity – afferma Cacciapuoti – in sé non subisce un impatto diretto rilevante poiché i suoi investimenti sono generalmente di maggioranza, e le percentuali detenute molto spesso eccedono il 10%. I fondi di private equity, sia con strutture internazionali che nazionali, godono inoltre di un’esenzione strutturale: il fondo chiuso, per esempio, è già totalmente esente dai dividendi, e lo stesso vale per i fondi esteri».
«Il problema – continua – sorge per le famiglie che reinvestono percentuali inferiori al 10%, trovandosi ad affrontare un aggravio fiscale superiore alle aspettative. La scelta della struttura di investimento familiare diventa quindi determinante».
«Anche i piani di incentivazione per il management (MIP), che spesso prevedono coinvestimenti inferiori al 10%, rischiano di essere penalizzati: la soglia del 10% diventa troppo elevata in questo contesto».
«La struttura dei club deal – conclude – si basa sull’esclusione dei dividendi, raccogliendo investitori che detengono spesso partecipazioni inferiori al 10%. Anche i family office subiscono un impatto importante, poiché investono in veicoli societari che oggi beneficiano dell’esenzione sui dividendi: la nuova norma colpisce proprio questa fonte di reddito di lungo periodo».
L'articolo integrale, a cura di Antonio Criscione, su Plus 24-Il Sole 24 Ore.