Con l’obiettivo di accelerare la decarbonizzazione, il MASE sta predisponendo un nuovo e ulteriore schema di incentivazione alle rinnovabili denominato FER Z. Questo meccanismo, ancora non sottoposto all’approvazione da parte della Commissione europea con riferimento alla disciplina UE sugli aiuti di Stato, rappresenta un’innovazione di rilievo nel panorama normativo e regolatorio nazionale.
Abbiamo discusso di questo meccanismo e delle sue implicazioni per il sistema elettrico nazionale nel corso del convegno organizzato dal Dipartimento Energy & Infrastructure di ADVANT Nctm presso la sede di Milano il 18 giugno 2025 - a cui hanno partecipato il Dott. Federico Boschi capo Dipartimento Energia del MASE e l’ing. Davide Valenzano, responsabile degli affari regolatori del GSE, oltre a Tommaso Barbetti di Elemens - dedicato al nuovo Market Design e alle Route To Market disponibili per i produttori da FER.
1. Natura e struttura giuridica del FER Z
Il FER Z si differenzia dai precedenti modelli (come il FER X) per la sua architettura decentralizzata. Mentre nel sistema FER X vige un approccio “pay-as-produced” tra lo Stato e il produttore, il FER Z introduce una disintermediazione contrattuale tra asset produttivo e incentivo, valorizzando il ruolo degli aggregatori, quali trader e utility.
Questi soggetti stipuleranno un Contract for Difference (CfD) con il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) sulla base di profili predefiniti di consegna energetica (es. baseload o peakload), e contemporaneamente dovranno approvvigionarsi di energia da un portafoglio eterogeneo di impianti, di cui almeno il 70/80% da FER di nuova realizzazione (solare, eolico, idroelettrico e accumuli) per soddisfare tali obblighi.
A loro volta gli aggregatori, quindi, dovranno stipulare:
PPA virtuali (CfD) con i vari produttori che compongono il suddetto portafoglio e che oggi sono soggetti che parteciperebbero direttamente al FER X;
contratti di acquisto della disponibilità di storage o contratti di time-shifting MACSE,
per poter comporre e rispettare il profilo promesso in favore del GSE.
In ultima istanza, si tratta di un Corporate PPA virtuale baseload o peakload dove il GSE ha il ruolo della corporation.
2. Profili giuridici e criticità regolatorie
Il FER Z comporta maggiori complessità contrattuali e rischio operativo, poiché richiede all’aggregatore non solo di garantire la continuità della fornitura secondo profili orari, ma anche di gestire attivamente il portafoglio produttivo e l’equilibrio economico tra CfD e acquisti a mercato.
Dal punto di vista giuridico, si tratta di un sistema incentivante ibrido che incorpora elementi tipici dei Corporate PPA e del capacity market di Terna. L’incentivo non è più legato alla mera produzione, ma al rispetto di un profilo teorico di produzione, che dovrà essere garantito lungo un orizzonte temporale definito (verosimilmente annuale).
Come dichiarato dal Dott. Boschi, la Commissione europea ha per il momento espresso riserve sull’efficienza tecnologica e sulla compatibilità del FER Z con la disciplina UE sugli aiuti di Stato, nonché sull’efficacia del meccanismo in relazione agli aspetti di manutenzione programmata degli impianti, questione rilevante anche per il FER X.
3. Implicazioni per il mercato e prospettive normative
Dal punto di vista del diritto dell’energia, il FER Z rappresenta un passo verso una maggiore integrazione concorrenziale delle rinnovabili nei mercati energetici. Si prevede che questo schema possa contribuire per circa 5 GW baseload, con una potenza installata necessaria stimata fino a 20 GW.
In termini operativi, è prevista una consultazione pubblica (non ancora iniziata) e l’avvio delle prime aste non prima del 2026, con una durata potenziale fino al 2029. Il sistema sarà modulato sulla base della complementarietà con altri strumenti (FER X, PPA di mercato) per evitare sovrapposizioni o distorsioni, fermo restando che i vari meccanismi/strumenti dovranno convivere.
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