Abstract
Le ordinanze della Suprema Corte nn. 24060, 24667 e 26219 del 2021 offrono l’occasione per ripercorrere due snodi fondamentali nell’evoluzione della disciplina tributaria in materia di società di comodo: il primo, rappresentato dagli interventi normativi del 2006, che istituendo uno stringente “nodo istituzionale” con la disciplina dell’interpello hanno generato la nota querelle circa l’obbligatorietà del c.d. interpello “disapplicativo”; il secondo, rappresentato dal D.Lgs. n. 156/2015, che modificando la disciplina degli interpelli ha ridisegnato i profili operativi delle società di comodo. Rispetto all’arco temporale ricompreso tra questi due snodi fondamentali, la Suprema Corte, con le ordinanze in commento, ha ribadito il carattere meramente facoltativo dell’istanza di interpello prevista dal previgente comma 4-bis dell’art. 30 della Legge n. 724/1994 e l’insussistenza di qualsiasi preclusione connessa alla mancata presentazione dell’istanza.
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Pubblicato originariamente su GT – Rivista di Giurisprudenza Tributaria (IPSOA) a firma di Amedeo Menaguale e Sarah Eusepi.