Le istituzioni Ue in assetto rinnovato riapriranno il dossier a breve.
La Retail Investment Strategy in procinto di riprendere il suo corso si presenta in una situazione di estrema confusione: tre versioni tra loro molto diverse da parte di Commissione, Parlamento e Consiglio e tutti e tre gli organismi europei in assetto diverso rispetto a quello che ha precedentemente esaminato il provvedimento. […]
[…] «La tendenza - spiega Francesco Mocci, Partner ADVANT Nctm - è comunque quella di un ammorbidimento progressivo, con la proposta del Consiglio che è decisamente meno ambiziosa di quella della Commissione. Nonostante gli evidenti tentativi di Parlamento e Consiglio di ridurre la portata rivoluzionaria delle posizioni inizialmente sostenute dalla Commissione, le soluzioni fin qui circolarizzate continuano a non convincere vasti segmenti del mercato».
Ma in tutta questa situazione il problema è che slittamento dopo slittamento si perda il bandolo della matassa: «È importante segnalare come le principali associazioni europee di categoria del settore finanziario - continua Mocci - hanno invitato i co-legislatori a sottoporre la direttiva a un "check di competitività", in quanto le attuali formulazioni del provvedimento non consentirebbero di raggiungere il prefissato obiettivo di aumentare la partecipazione degli investitori al dettaglio nei mercati di capitali. Al contrario, il provvedimento in discussione aumenterebbe la già elevata complessità e burocrazia del quadro normativo che disciplina la distribuzione dei prodotti finanziari, Ibips compresi, determinando impatti negativi sia sulle imprese che sugli investitori».
In pratica aumentando il carico burocratico, un documento che si focalizza molto sui costi dei prodotti finanziari, rischierebbe proprio di aumentare questi costi, realizzando così una situazione che può essere definita di eterogenesi dei fini.
Come conclude Mocci: «Le osservazioni delle associazioni di categoria, anche sedi taglio generico, colgono in gran parte nel segno: nel tentativo di disciplinare argomenti di capitale importanza nel mercato, le istituzioni europee sembrano avere intrapreso la strada di una maggiore complessità delle regole. Ne rappresenta un esempio la disciplina degli incentivi, che si è via via complicata dalla Commissione al Consiglio, imponendo una serie di obblighi, test e verifiche agli intermediari che causerebbero domande e dubbi interpretativi di non poco conto».
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